curiosità stroriche padovane  1°

ALTRE TRACCE GRECHE, LATINE,
PAGANE NEL PADOVANO

« Lampro » per dire limpido (aqua lampra, vin lampro), parola comune nella campagna padovana, mi ha sempre fatto pensare al greco « lampròs», che significa appunto limpido. Tuttavia non oserei affermare che derivi proprio dal greco. Può darsi che sia anche traccia d'un antichissimo dialetto euganeo o veneto con radici « fraternamente » simili al greco (la parola « euganeo » stessa lo fa pensare, poiché si assomiglia al greco « eughenés » che significa « nobile ».

Il pioppo in padovano si dice «  la piopa ». Questo femminile è un evidente ricordo del latino, giacché in latino i nomi delle piante sono femminile Il pioppo alto: « populus alta ».Le « baghe » sono quegli strumenti musicali rustici che in italiano si chiamano cornamuse (cioè « cornu » « Musae», corno, strumento a fiato della Musa). La « baga » è formata da un otre in cui è infilata una canna per gonfiarlo col fiato e altre due canne con opportuni fori da chiudere o aprire colle dita, come nel clarinetto, flauto ecc., dai quali esce l'aria in dolci e tristi suoni. Una canna «  canta », l'altra fa l'accompagnamento. La !ua voce un po' monotona, leggermente ossessionante, fa ricordare i pastori, il Natale, lande, boschi sconfinati, montagne.

E' strumento antichissimo e diffuso in tutta l'Europa. Lo usano in una specie di fanfara, formata da molte cornamuse, nelle loro sfilate ed anche, un tempo, nei loro assalti le famose fanterie scozzesi di montagna, gli « high-landers» (cioè gli abitanti degli altipiani), quelli col gonnellino di stoffa, una vera « minigonna ». La stoffa, naturalmente, è scozzese. Uso veramente strano questo delle cornamuse scozzesi: noi pensiamo a trombe, tamburi, timpani per la guerra, non a questi suoni così delicati e malinconici che fanno pensare alla morte. Forse il senso di quest'uso è: il soldato deve saper morire per la patria.

Da noi ne vengono giù, dagli Abruzzi quasi sempre quand'è Natale. Il nome veneto « baga »viene dall'antico italiano e .dal latino medievale, nei quali questa parola significava appunto otre. Passiamo a un po' di paganesimo. Una parola padovana ancor viva, benché, mi sembra, meno comune d'un tempo, è « bacaro ». Il « bacaro » è un vino nero forte. In generale è il risultato d'un « taglio » fra un vino nostrano e potenti e pesanti vini delle Puglie. Vino da gente sana, con lo stomaco robusto. Pare evidente la sua derivazione. da Bacco, il dio del vino, quasi a dire liquore di Bacco, o degno di Bacco. (Dico « pare », perché in etimologia non si è mai abbastanza prudenti. Il nome di Bacco è ben presente fra noi in altre due parole sicure, che poi esamineremo meglio: « parbaco » e « bacun », quindi potrebbe esserlo anche in « bucaro »).

Simpatico dio Bacco, dai molti nomi. I greci lo chiamavano Dioniso, ma anche Bacco. Un altro suo nome greco bellissimo è Liéo (da « lio» sciolgo, perché « scioglie » gli affanni e i dolori e dà spensierata gioia). E' la stessa radice di libertà, per cui i latini oltre che Bacco lo chiamavano anche Libero. I greci gli davano pure il nome di Bromio, cioè che scuote o che rumoreggia, per indicare la sua potenza, (ma anche forse la « vivacità » degli ubriachi).

E' evidente la ragione per cui il nome di Bacco è così popolare in Italia, e in particolare nel Veneto: l'Italia è la terra del vino, anzi dei vini, perché ne ha una grande varietà, famosi in tutto il mondo, tanto che uno fra i più noti nomi del nostro paese è « Enotria ». Questo nome si fa derivare dalla parola greca « oinos », il vino. Sembra che in antico fosse il nome della Calabria; più tardi si estese a gran parte dell 'Italia. I! Carducci, al quale non dispiaceva certo il vino, usò come pseudonimo Enotrio, per dire italiano, con l'aggiunta di Romano. Enotrio Romano è dunque Gioiuè Carducci.

Una parola padovana (ed anche di lingua italiana) che già menzionammo sopra come certamente derivata da Bacco è « bacàn » (baccano), gran chiasso e gran confusione. Il vino scioglie alquanto e, se è molto, scioglie molto i freni inibitori. Chi ha bevuto diventa chiassoso e talora, secondo il fondo del suo carattere, anche rissoso. Da questo fatto deriva il noto proverbio greco e latino: « In vino veritas », nel vino la verità. Secondo me esso non vuoI dire solo che chi ha bevuto non sa nascondere la verità, ma anche indica che il vino fa cadere quella « copertura» che la vita sociale e l'educazione hanno steso sopra il carattere « profondo » dell' individuo, il quale rivela le sue vere qualità. Piace a tal riguardo osservare che il padovano quando ha bevuto diventa generalmente più affettuoso: amico di tutti, vuoI offrir qualcosa a tutti. Rare sono qui da noi le risse pericolose fra ubriachi.

Talvolta il padovano brillo si commuove fino alle lagrime per un nonnulla e allora si dice che « el ga la baIa pianzota », cioè la sbornia lagrimosa. Non è un cattivo segno neanche questo. Un'esclamazione molto comune, nella quale, se non ci si pensa, neppure si scorge la « presenza» di Bacco è: « parbaco», cioè: per Bacco! corpo di Bacco!, con la mutazione dell'e in a davanti ad r - b, secondo la regola del dialetto padovano, già vista in « varsuro » ed altre parole simili. Forse l'origine di quest'esclamazione non è veramente pagana, ma deriva dal bisogno di esclamare invocando una divinità, senza usare il « nome di Dio
invano » . (Sostituirebbe insomma un: per Dio! o qualcosa di peggio).

Simile funzione e simile, secondo noi, apparente origine pagana ha l'altra interiezione: « pardiana », cioè: per Diana!, la famosa dea della caccia, dei boschi e della luna, sorella di Apollo. Anche se tali esclamazioni non hanno un 'origine religiosa pagana, sono però il segno d'una sopravvivenza, diciamo pure culturale, di ricordi del mondo pagano, così vivi e profondi in una ciltà come Padova, grande centro romano una volta, grande centro di studi rinascimentali più tardi con la sua Università.

 

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Ignazio Sommer (Merzio)